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Design indipendente

Il design autoprodotto di Hiro: alla scoperta di nuove ispirazioni

Il design è una scelta: la tua.


Questo sembra essere il motto dei designer emergenti e del design indipendente. Come ben sapete, non esistono più solo i grandi brand, per quanto continuiamo ad ammirarli e a metterli nell’olimpo del design (magari anche a ragione!). Ma all’atto pratico, nella scelta di oggetti di design per casa, si manifestano nuove idee di consumo, nuovi consumatori e con essi le nuove proposte di design: emergente, indipendente, autoprodotto. Il nostro blog è da sempre sensibile al tema, tanto da farne una sezione dedicata.

Per questo oggi voglio parlarvi di Hiro, la fabbrica del design indipendente.Poi vi spiego come l’ho scoperto…
La fabbrica on-demand dei designer indipendenti Hiro è un marchio tutto italiano con l’ambizione di essere il più interessante marketplace del design indipendente “progettato nel mondo, fatto in Italia”. Sì, perché Hiro è, prima di tutto, una fabbrica aperta dedicata ai designer indipendenti.

Come funziona l’autoproduzione

Sono sempre di più i designer che decidono di produrre da soli i loro progetti. C’è chi lo fa per farsi conoscere, i designer emergenti, chi preferisce una visione più “artigiana” del proprio lavoro, che non significa soltanto “hand-made” ma soprattutto piccole serie, produzioni limitate di oggetti di cui il designer ama gestire l’intera filiera. Ma nemmeno i designer “arrivati” disdegnano l’autoproduzione, che rimane un modo per esprimersi liberamente e costruire le loro collezioni senza l’intervento, a volte importante, di un art director.

Hiro la risposta ai designer indipendenti

Hiro nasce proprio per questo, per dare un’assistenza completa ai designer che decidono di vendere il design autoprodotto. Dalla progettazione industriale alla realizzazione del prototipo, alla produzione in piccole serie. E la vendita, su un portale unico che si avvia a raccogliere il meglio del design autoprodotto da tutto il mondo ma realizzato in Italia.

Pur senza una vera e propria selezione artistica, il marketplace di Hiro cerca di mantenere una sua coerenza, aiutato in questo anche dalla collaborazione con il designer Paolo Cappello che seleziona i migliori progetti da mostrare nella categoria “featured”.

Hiro e me

Ho questo difetto: mi piace il design originale e distinguermi, anche nell’arredo della casa. Se è vero che la casa rispecchia la personalità di chi la vive, deve proprio essere il mio caso. Ho un’idea di arredare la casa sempre in evoluzione e ricercare le novità in ogni dove ne è una costante conseguenza. La mia filosofia nella scelta degli oggetti da mettere in casa è ricercare l’inedito, supportare il design indipendente ed autoprodotto, uscire dai soliti (intramontabili!) classici. Prodotti che bene si integrano e reggono il confronto con le grandi icone indiscusse dell’arredo casa. Così anche attraverso il lavoro sono finita nel sito di Hiro.

Per questo ho detto: sembra un progetto affidabile, proviamo! Ed il risultato ha confermato le mie aspettative. Una volta scelto il mio nuovo oggetto, mi è stato consegnato a casa con puntualità. Ma non è finita: il portacandele si è presentato con un packaging perfetto, curato in ogni dettaglio, corredato di lettera di presentazione e scheda tecnica. Grande attenzione al dettaglio ed alla presentazione, sinonimo di cura e amore verso il proprio mestiere.

Se andate sul loro shop vedrete che i progetti hanno in comune l’uso del metallo. Hiro nasce, infatti, all’interno di un’officina che produce arredi in ferro da più di 40 anni, perciò, la loro expertise è quella lì. Ma Hiro sembra avere anche una missione: rendere il metallo più dolce, più “caldo” adatto a tutti gli ambienti. Un esempio ne è il portacandele “Loop” di Kenyon Yeh, dove un tondino di ferro si curva fino a comporre un’asola adatta alla presa.

I designer di Hiro

Per definire uno stile, Hiro ha commissionato i primi progetti a designer internazionali, che si sono fatti ambasciatori del progetto: c’è il giapponese Mikiya Kobayashi, il greco Yiannis Ghikas, il taiwanese Kenyon Yeh e lo stesso Paolo Cappello. Potete immagine le dolci curve di un paesaggio collinare nei vassoi “Hills” di Mikiya Kobayashi. Le forme rotonde del “Torus”, elegante cestello per vino in acciaio inox lucido. Disegnato da Yiannis Ghikas, è stato concepito per una presa a 360 gradi grazie alla maniglia che percorre tutta la circonferenza. Funzionale ed estetico.

Gli appendiabiti da parete “Womp” disegnati da Paolo Cappello, in acciaio inox lucidato a specchio, convessi e rotondi. Poi ancora, potete trovare il portapenne “Pico” ricavato da due sezioni tubolari tagliate al laser, lo specchio rotondo “Orbitale”, dallo stile industriale ma i colori pop, il tavolino “Yin&Yang”, le forme liquide delle mensole “Wave” e l’essenzialità dello specchio da appoggio “Popi”, costituito da unico pezzo di acciaio inox lucido.

I nuovi designer, attratti dalla piattaforma, hanno capito subito lo stile e lo hanno centrato appieno, dalla lampada “Split” di Libero Rutilo e Ekaterina Shchetina dello studio Designlibero, al modulo in acciaio “Irrégulier” della designer Elena Valenti allo specchio da tavolo “Bonjour” di Alessandro Gorla dello studio Logaritmo. Ancora, la sedia “Tube” dell’architetto Alessandro Fantetti e il portabottiglie “Tongue” di Mario Alessiani.

Un sito da tenere costantemente monitorato per cercare il pezzo di design autoprodotto più adatto al tuo stile.

E scusatemi il finale: We can be Hiro… 😉

Giorgia Ceccato

Architetto per scelta e Blogger per caso. Si laurea in Architettura quinquennale presso l’Università di Firenze. Ha vissuto un anno a Madrid dove ha trovato un meraviglioso mondo di architetture e design. Spirito libero, fantasiosa e viaggiatrice. Da quando è andata a NY il suo libro di riferimento è ‘The Architecture of Happiness’ di Alain de Botton. Sempre 'alla ricerca delle architetture', come la definiscono gli amici. Ha una mascotte, il suo cane Milla, dalla quale non si separa (quasi) mai!

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