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Expo Milano in un giorno, biglietti dall’alba al tramonto

A Milano c’è l’Expo! E chi non lo sa!

Di Expo Milano ne parlano e sparlano in molti, sappiamo forse più di quello che in realtà vorremmo o dovremmo sapere, ci siamo fatti idee giuste o sbagliate e chiedersi <merita davvero andarci?> è una reazione normale.

Vale il prezzo del biglietto? La soluzione migliore è andare e vedere con i propri occhi, d’altronde quando ricapiterà di avere l’Expo in ‘casa‘.

Alcuni importanti dealer offrono sconti sui biglietti, il mio consiglio se riuscite è di approfittarne (tra i vari ci sono Groupon, Groupalia e molti hotel convenzionati).

Dopodiché senza indugi passate il Check-in e perdetevi (è inevitabile) per i padiglioni, girate, fate foto, mangiate, stupitevi o storcete il naso davanti a modi diversi di vedere il cibo, e l’opinione migliore all’uscita sarà la vostra!

La mia curiosità, più che il cibo in sé, era quella di vedere le strutture, dopo averne viste alcune di Expo Shanghai 2012 ed esserne rimasta incantata. Ho cercato di far piazza pulita dei pregiudizi che mi ero fatta sull’Expo e l’ho guardato con la curiosità di una bambina in un mondo di padiglioni giganti, che si stupisce di tutto, ma che per l’età da grande non è potuta salire sull’albero della vita…

Ecco le foto di una giornata, volata, all’ Expo dall’alba al tramonto.

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Una nota di design: al centro di Piazza Italia c’è il tavolo Pangea disegnato da Michele De Lucchi per Riva 1920 in occasione di Expo Milano. Il tavolo è composto da 19 pezzi per una superficie di 80 metri quadrati ed è realizzato in Kauri, legno millenario proveniente dal sottosuolo della Nuova Zelanda; i pianali sono sostenuti da 271 gambe realizzate in Briccola, pali di rovere recuperati della laguna di Venezia.

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L’uomo è parte integrante della natura” questa è la filosofia su cui si basano i 4590 metri quadrati di esposizione del padiglione della Cina, un padiglione self-built dove vuole emergere lo stretto legame che corre tra l’uomo e il cibo, inteso come dono della terra.

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Il padiglione dell’Estonia è una fusione di elementi high-tech e low-tech, la struttura è composta da tre piani di blocchi di legno uno sopra l’altro, come scatole cinesi che, insieme, costituiscono la galleria estone in cui si trovano altalene appese che grazie al movimento generano energia elettrica.

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Non si sa mai cosa aspettarsi all’interno dei padiglioni…

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Il padiglione del Brasile, con i suoi 4133 metri quadrati, è per me uno dei più attraenti anche per il suo aspetto interattivo con il visitatore; è impossibile non voler salire sulla rete interattiva che collega i tre piani dell’esposizione brasiliana. Camminando sulla rete sospesa si attivano dei sensori che in base ai movimenti modificano la musica e la luce circostante.

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Il padiglione della Turchia richiama un melograno stilizzato…lo vedete?

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L’unione tra tecnologia e natura, intesa questa come fonte primaria da cui deriva ‘l’energia per la vita’,  è ben visibile già dall’esterno dei padiglioni in cui elementi tecnologici fanno da supporto o addirittura si fondono ad elementi naturali come piante, campi di grano, orti, acqua…

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Perché andare ad Expo Milano?

In primis per vedere le strutture, i padiglioni e tutta la zona attrezzata per questo evento; per vedere cose che non capitano tutti i giorni, per divertirvi e interagire con le strutture pensate apposta per questo scopo ed imparare cose nuove, e poi come tutti dicono ‘Fare il giro del mondo restando a Milano‘,  anche se in realtà una giornata non basta.
Il tema al centro della manifestazione è  ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’, un tema che in breve si può riassumere in ‘cibo’, visto però sotto tutti gli aspetti, anche quelli che ancora non vi immaginate.

Un motivo per non andare? Se ci siete già stati.

Dopo questo breve racconto, ci andrete all’Expo? Noi ve ne parleremo ancora, non vi abbiamo ancora detto niente sul padiglione Italia, seguiteci!

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Giorgia Ceccato

Architetto per scelta e Blogger per caso. Si laurea in Architettura quinquennale presso l’Università di Firenze. Ha vissuto un anno a Madrid dove ha trovato un meraviglioso mondo di architetture e design. Spirito libero, fantasiosa e viaggiatrice. Da quando è andata a NY il suo libro di riferimento è ‘The Architecture of Happiness’ di Alain de Botton. Sempre 'alla ricerca delle architetture', come la definiscono gli amici. Ha una mascotte, il suo cane Milla, dalla quale non si separa (quasi) mai!

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